L’accoglienza necessaria, l’integrazione possibile

Ampia ed importante la partecipazione all’evento, organizzato dalla Rete per l’Economia Solidale della Valdera, dedicato alle “Strategie locali per l’accoglienza”: un convegno, una tavola rotonda e la proiezione del film “Il Volo” di Wim Wenders. Una panoramica delle esperienze di accoglienza e d’integrazione, locali e nazionali, che funzionano. Senza nascondersi le molte problematiche e le difficoltà; culturali, ma anche normative e burocratiche (QUI le immagini della giornata).

Si è svolta venerdì 26 maggio presso la Sala Convegni dell’Unione Valdera l’iniziativa “Strategie locali per l’accoglienza”, organizzata dalla R.E.S. Valdera nell’ambito del calendario di eventi “REStiamo uniti – Accoglienza e integrazione per una società da scoprire” (vedi anche QUI e QUI). La discussione è stata aperta da Susanna Ferretti della Coop. Soc. “Il Cammino”, che ha presentato le varie realtà presenti.

Leonardo Menciassi, Ilaria Bertini e Susanna Ferretti.

E’ intervenuta per prima Ilaria Bertini (Coop. Soc. Arnéra) che, attraverso la proiezione di alcune slide, ha fornito un quadro sintetico ma esaustivo dell’accoglienza dei rifugiati in Valdera, raccontando le azioni messe in atto quotidianamente per favorire la loro integrazione; stiamo parlando di 33 strutture di accoglienza, per un totale di 181 persone accolte e provenienti da vari paesi. Un impegno importante che si scontra spesso con le difficoltà normative, in particolare i lunghi tempi di attesa per l’esame delle domande di richiesta asilo da parte delle Commissioni Territoriali preposte (fino ad oltre un anno) e l’aumento percentuale delle richieste respinte (nel 2016 circa il 53%).

Leonardo Menciassi (Arci – referente SPRAR Unione Valdera) ha descritto come è composta la rete SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati); nata verso la fine degli anni ’90, per accedervi prevede una richiesta da parte degli Enti Locali che partecipano ad un apposito bando nazionale. In Valdera il Comune di Pontedera ha fatto da “apripista”, poi si sono inseriti anche i Comuni limitrofi e dal 2013 le competenze sono state trasferite all’Unione dei Comuni della Valdera. A livello nazionale esistono attualmente 640 progetti SPRAR, per circa 26.000 posti finanziati. In Valdera nell’ultimo triennio sono state accolte 57 persone, fra le quali 28 sono uscite dal progetto, alcune sono riuscite a trovare casa e lavoro nei nostri territori, altre sono andate in altri paesi europei alla ricerca di familiari, parenti o semplicemente maggiori opportunità di vita. Leonardo ha parlato anche delle due problematiche principali che i progetti stanno attraversando. In primo luogo i tempi ristretti, solo 6 mesi, entro i quali i richiedenti asilo devono reperire casa e lavoro. In secondo luogo le recenti problematiche burocratiche emerse con i Centri per l’Impiego, legate al riconoscimento dei titoli di studio posseduti dai rifugiati, che di fatto stanno bloccando i tirocini formativi, risorsa essenziale in funzione della ricerca lavoro. Ha chiuso auspicando, al pari di Ilaria Bertini, una maggiore integrazione e rete tra servizi (cooperative, distretti sanitari), istituzioni e risorse sociali territoriali (associazioni, volontariato, comunità).

Chiara Sasso e Luca Bruno.

Il successivo intervento di Chiara Sasso, giornalista ed esponente della Rete dei Comuni Solidali, si è suddiviso in due parti. Nella prima parte Chiara ha spiegato come è nata la RECOSOL, con quali finalità, e ha raccontato alcune collaborazioni attualmente in essere con gli Enti Locali; a tale proposito ha tenuto a sottolineare come, fra i 261 Comuni aderenti alla rete, per la maggior parte si tratti di piccoli Comuni, a dimostrazione di quanto le dimensioni non sono importanti per poter sviluppare buoni percorsi. La seconda parte dell’intervento si è incentrata sulla narrazione della straordinaria esperienza di Riace, comune della Locride di 1800 abitanti, che a partire dal 1998, investita dallo sbarco di circa 400 profughi curdi, ha cominciato a costruire un modello alternativo e originale di accoglienza. In particolare sotto la spinta, le idee e la passione civile di Domenico Lucano, Sindaco di Riace oggi al suo terzo mandato (e inserito recentemente dalla rivista americana Fortune tra le 50 persone più influenti del mondo), si è riusciti a trasformare quello che in molti altri altri Comuni sarebbe visto come problema o emergenza, lo sbarco improvviso di centinaia di profughi, in una straordinaria risorsa ed occasione di riscatto per un paese che si stava drammaticamente spopolando, morendo. A Riace non ci sono centri d’accoglienza, ai migranti viene data una casa vera; strade e case, precedentemente svuotate dall’emigrazione, sono state ripopolate da una comunità multietnica che ha riportato in vita anche antichi mestieri. Hanno riaperto laboratori di ceramica e tessitura, bar, panetterie. E’ stata salvata e riaperta la scuola elementare e l’asilo del paese nonché il Distretto Sanitario, avviato un programma di raccolta differenziata, riaperte le vie di accesso al mare chiuse dalla speculazione edilizia, ripubblicizzato il servizio idrico locale. Si sono creati molti posti di lavoro legati all’accoglienza (educatori, mediatori culturali) utilizzando i famosi 35 euro giornalieri che vengono erogati per l’accoglienza di ogni rifugiato. Si è varata una “moneta locale” (con le effigi di Che Guevara, Martin Luther King, Peppino Impastato) che permette l’acquisto nei negozi di paese, contribuendo a rivitalizzare la piccola economia locale. Chiara ha concluso invitando tutte le realtà presenti a sostenere e diffondere in ogni modo possibile l’esperienza di Riace; da anni, infatti, Domenico Lucano resiste alle minacce ed alle violenze dell’Ndrangheta (proiettili, cani avvelenati, sabotaggi di ogni genere), che ovviamente ha interesse diretto a stroncare questo esempio di rinascita civile e collettiva, ma anche all’indifferenza dello Stato e del Servizio Centrale dello SPRAR che si mostra talvolta infastidito dall’autonomia operativa e decisionale del Sindaco.

Ha preso poi la parola Luca Bruno della “Rete senza Asilo”, costituita da operatori, enti e cittadini che a vario titolo prestano il proprio impegno nei progetti di accompagnamento sociale dei rifugiati e che quotidianamente si confrontano con il continuo aumento dei respingimenti delle richieste di asilo da parte delle Commissioni Territoriali. Ha descritto l’assurdità della situazione di migliaia di richiedenti asilo, ospitati nei centri di accoglienza, che dopo aver affrontato faticosi progetti di integrazione socio lavorativa che potrebbero portare alla concreta possibilità di avere un lavoro stabile ed un’autonomia economica, tornano clandestini a seguito del rigetto della domanda di asilo, vedendo vanificato il loro percorso e diventando invisibili: non possono lavorare, non possono curarsi, non possono affittare una casa. Luca si è soffermato in particolare sulla recente esperienza di Torino dove, a seguito di una mobilitazione ed azioni di pressione e sensibilizzazione nei confronti di Sindaco e Prefetto, e con il coinvolgimento attivo anche dei datori di lavoro, si è riusciti a risolvere questo paradosso attraverso la concessione a 51 migranti di un permesso di soggiorno per motivi umanitari in sostituzione della concessione dello status di rifugiato; la Rete senza Asilo si augura che questo possa costituire un precedente anche per altri territori.

Infine c’è stato l’intervento appassionato e fuori programma di Evelyn, nigeriana e promotrice di un’associazione di solidarietà in Valdera, che ha ricordato come “gli italiani siano un popolo meraviglioso”, ma allo stesso anche molto sensibile alle sirene del razzismo; occorre lavorare insieme per combattere l’intolleranza. Si è quindi dato avvio alla successiva tavola rotonda prevista nel programma della giornata.

Anna Brambilla, avvocato dell’AGSI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) che collabora con ARCI Valdera, ha ripercorso le varie problematiche legate al percorso di accoglienza dei richiedenti asilo: sentieri giuridici tortuosi e lunghi, eccessiva discrezionalità nelle decisioni, il problema del lavoro e della documentazione per avviare i tirocini formativi, la tendenza generale (sia a livello UE che a livello nazionale) ad aumentare il controllo sulle persone e stringere le maglie dell’accoglienza. Ha criticato il recente Decreto Minniti-Orlando, evidenziando come l’impiego di rifugiati nei lavori socialmente utili possa trasformarsi da possibilità di integrazione a strumento di ricatto. In generale negli ultimi anni si sta sviluppando un quadro normativo sempre più cupo. Ha chiuso segnalando in particolare il dramma dell’aumento dei minori stranieri non accompagnati, raddoppiati nell’arco di due anni (circa 13.000 nel 2014, quasi 26.500 nel 2016).

Marco Gherardini, Sindaco di Palaia e Vicepresidente dell’Unione dei Comuni della Valdera, ricordando che il suo territorio dal 2015 ospita 10 rifugiati, ha ricordato come quella scelta fu annunciata a suo tempo attraverso un’assemblea pubblica; non fu facile fare accettare questa decisione, ci furono contrasti e diffidenze da parte di molti cittadini. Ma, anche con l’aiuto del volontariato locale, si è riusciti ad iniziare un percorso di integrazione.

Su queste parole è intervenuto nuovamente Luca Bruno, mettendo in guardia rispetto all’utilizzo dei rifugiati da parte del mondo del volontariato; se nelle piccole realtà questo può costituire sicuramente un’opportunità, in quelle grandi può nascondere in realtà ben altri scopi e interessi. Più in generale, continuare ad affrontare il tema migrazioni con politiche emergenziali e normative complicate o contraddittorie risulta molto utile per coloro che vedono nell’immigrazione prioritariamente un’occasione per fare affari e sfruttare questi disperati.

Renato Lemmi, Governatore della Misericordia di Pontedera, ha sottolineato l’importanza di costruire quotidianamente l’integrazione, attraverso la creazione di legami e relazioni significative con il territorio. Per questo vede il mondo del volontariato locale come una risorsa, ma allo stesso tempo definisce l’accoglienza dei rifugiati una risorsa ed una ricchezza anche per i volontari stessi, che possono acquisire in modo diretto maggiore consapevolezza rispetto alla drammatica situazione umanitaria di queste persone. Ha criticato, inoltre, l’assurdità dei tempi in cui queste persone sono costrette a vivere come in un limbo, in attesa della risposta delle Commissioni Territoriali (nel 2014 la media è stata di ben 374 giorni); un’assurdità anche dal punto di vista economico, dal momento che vengono spesi molti soldi inutilmente. Ha concluso il suo intervento invitando la politica ad impegnarsi insieme per proporre e mettere in campo soluzioni concrete, anziché utilizzare il tema immigrazioni strumentalmente per i propri fini di parte.

A rafforzare le parole del Governatore della Misericordia è intervenuto Draman, ivoriano arrivato nel 2014 a Santa Maria a Monte; a seguito di un primo diniego ricevuto dalla Commissione Territoriale, ad oggi è ancora in attesa (dopo 3 anni di permanenza in Italia!) della risposta alla sua richiesta di asilo. Draman ha chiesto perché, se una persona non ha avuto e non ha problemi con la giustizia, non si possa concederle automaticamente la possibilità rimanere con pieni diritti nel paese dove si trova ospite; “dobbiamo pur vivere, e se ci chiudete una porta, noi inevitabilmente dobbiamo cercare di aprirne altre”.

La serata è poi proseguita con un’ottimo apericena vegano preparato da Moira dell’Associazione Buon Pro. A seguire, la proiezione del bellissimo cortometraggio di Wim WendersIl Volo”, che racconta proprio della straordinario e riuscito “esperimento Riace”. Prossimi appuntamenti da non perdere:

28/05/2017

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *